Remarkable e gli aggeggi che cambiano la vita

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Era un giorno come altri. In smart working. (Come se questo cambiasse qualcosa. E no, non cambia un beneamato.)

Mi sono seduta alla scrivania. E l’ho guardata.

Una platea di cadaveri costituita da post-it, fogli di quaderno a righe e a quadretti, quaderni interi formato A5 e A4 (3 per la precisione). Insomma, fogli, foglini, foglietti e straccetti. Tutti coperti di scritte, note, appunti, cose da fare, circoli, nuvole (e no, cuoricini no, vi prego).  Coriandoli che, come a carnevale, ricoprivano la superficie non impegnata dalla tastiera e dal mouse. E no, dai, pure di fianco al monitor no. Ero in piena crisi isterica. Più guardavo la scrivania e più e mi venivano in mente quei Desktop dei PC coperti di file.

La morte.

Ma come ho fatto a ridurmi così? Anni e anni e anni (contate decenni e fate prima) di lavoro ed ho sempre avuto sta cosa degli appunti sparsi. Giuro, non ero così all’università. Tutta ordinata, precisa, cagapuntini.

Mi faccio un caffè. Mentre lo sorseggio partono i neuroni. Quella di prendere gli appunti sui pezzi di carta fluorescenti è un’abitudine. Ovvero una risposta comportamentale automatica sviluppata attraverso la ripetizione del comportamento.

Conoscete la storia della rana bollita? Che poi, non è manco una storia ma un esperimento condotto nella John Hopkins University nel lontano 1882 da un manipolo di scienziati (che potrebbero essere inconsapevolmente artefici della nascita del movimento animalista).

La faccio breve.

«Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.»

Macabro, ma calzante.

Se facciamo l’abitudine a qualcosa, vuol dire che arriviamo a non avvertirne più la presenza o gli effetti, piacevoli o spiacevoli che siano. E se penso che per formare un’abitudine bastano mediamente 66 giorni, io che lo faccio da 9.855 sono un caso patologico. Altro che rana bollita, qui sto foraggiando le calliphore.

L’abitudine, si sa, è l’abito che ci sta più comodo. Comodo ed elegante quanto una bara, talvolta.

E col tempo ne avevo provate di strade con le varie App su telefono, iPad, etc. ma sono sempre tornata alla cara e adorata carta & penna. Perché nessuno strumento era in grado di sostituire quella elasticità. Che poi, se facevo i disegnini, come li condividevo? Li rifacevo con un programma? Scansionavo il foglio? Gli faccio e la foto e te la mando su WhatsApp? Tutte complicazioni e passaggi aggiuntivi contro il principio stesso dell’economizzare le risorse.

Finché non mi hanno suggerito un prodotto. E me lo sono cercato su internette. E sembrava carino, mi dava l’idea di avere un suo perché. E visto che lo sapete ormai che sento le voci, vi dico cosa mi ha sussurrato Hannibal Lecter: il desiderio nasce da quello che osserviamo ogni giorno. Non senti degli occhi che girano intorno al tuo corpo [Clarice]? I tuoi occhi non cercano fuori le cose che vuoi?

Lo adoro. Un personaggio che ha portato il peccato di gola ai suoi massimi livelli. E così, ingolosita, ho chiesto a chi me lo aveva suggerito di farmelo provare. E quando sono tornata a casa l’ho comprato.

Non potevo fare diversamente: era diventato un oggetto del desiderio. E non perché fosse figo (anche se lo è, gnè gnè, io e ce l’ho e voi no).  Il motivo è quasi imbarazzante. La classica illuminazione sulla via di Damasco.

Era ciò di cui avevo bisogno senza neanche saperlo.  

Proprio io mi ero adagiata. Proprio io che ho investito anni, soldi e competenze per trovare le soluzioni per i miei clienti. Proprio io ero rimasta schiava della via conosciuta. C’è anche da dire che uno strumento che facesse esattamente ciò di cui avevo bisogno, mica nasce dall’oggi al domani. E se non avessi avuto la possibilità di “metterci le mani” prima di acquistarlo… beh, sarei ancora lì a vederne le recensioni. Tanto i post-it funzionano sempre (era la mia scusa preferita).

Ma la verità è un’altra.

Comincio presto finisco presto e pulisco anche il water (questa battuta è per la mia generazione, i giovincelli non conoscono la splendida pubblicità dell’efficienza di Gled Magic Water del 1982

Ho modificato il mio modo di lavorare. A paragone è come se avessi abbandonato la strada principale per finire in un percorso più veloce, senza traffico e dove le pompe di benzina mi regalano il pieno ogni volta che mi fermo. E questa via difficilmente la lascerò.

E se date un occhio in giro, probabilmente anche voi troverete i vostri aggeggi che vi semplificano la vita… soprattutto quella lavorativa.

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