Salone Franchising Digital Version? Bello, ma…

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Si è appena conclusa la prima versione digitale del Salone del Franchising di Milano.

E potrei chiudere qui l’articolo.

Farei però un torto agli organizzatori, agli espositori e ai visitatori se non mi soffermassi su alcune considerazioni. E la prima è che la cosa che più mi è mancata è la fase di allestimento dello stand. Jeans, felpa, struccata e con il mio immancabile avvitatore nella mano destra e il coltellino svizzero nella tasca sinistra. Preparare i pass per l’allestimento, ricordarsi di segnalare la targa della macchina, controllare di avere preso tutto e bloccare la scala sul tetto.

Tutti passaggi con una funzione: prepararsi mentalmente ed emotivamente ad una tre giorni di socialità forzata, di business as usual e di controllo delle slide per gli speech.

Devo dire che come azienda la fiera non ci ha mai portato nulla. Beh, potrei fare eccezione per un cliente che ci ha visto online ed è venuto lì a conoscerci. Peccato che il vero motivo per cui ci ha contattato sia stato l’aver scovato la su FB la pagina “abbattiamo Mara Licia Frigo”. Ce lo ha confessato dopo, dicendo che se una persona meritava tanto, eravamo proprio bravi.  – non chiedetemi la logica sottesa, ma per istinto avrei fatto anche io la stessa scelta.

Certo è che la comodità di non sbattersi come un tappeto indiano per avere tutto pronto in tempo ha i suoi bei vantaggi. Come anche il fatto di poter fare una pausa pranzo decente. Di solito il nostro era un darci il cambio per poter afferrare qualcosa da sgranocchiare in lounge. Per non parlare degli immancabili caffè ad uno stand piuttosto che ad un altro. Dopo 15 anni di presenza ormai ci si conosce tutti.

Questo giro mi sono fatta un fantastico arrosto con le patate.

L’idea di per sé non è male. Quella della versione digitale intendo. Ma si perde qualcosa. Sia chiaro né, anche le cose fastidiose: chi passava per gli stand proponendoti immobili in affitto (sempre lo stesso, tutti gli anni), quelli che non leggevano e che ti chiedevano quanto costava affiliarsi a noi (santa pace, siamo una società di consulenza che realizza progetti, fatecela.)

Non ci siamo però salvati dagli spammer, espositori che mandano in modalità randomica lo stesso messaggio scambiandoti per un visitatore. In questi casi continua a chiedermi quante volte siete caduti dal seggiolone da piccoli.

Come espositore fisico, anche se non avevo accesso ai numeri di colori che erano entrati in fiera, li potevo fisicamente vedere. Online non ho avuto accesso a nulla. In quel caso mi sarebbero bastati i numeri.

Come stand ce ne erano 28, di cui 10 non erano franchisor. Tanti o pochi? Non saprei è questo il problema. Nella versione “fisica” gli Stand erano anche un punto in cui si potevano aggregare più brand ed avere quindi a disposizione almeno una cinquantina di marchi di cui prendere nota o avere informazioni. In quella Digitale, uno stand = un espositore.

E il rumore? Lo vogliamo mettere il rumore? Gli applausi, il vociferare, le musichette – odiose ma facevano compagnia – il rumore dei passi sulla moquette, gli odori, anche quelli sgradevoli, ma ti dicevano molto sulla persona che avevi davanti.

Tre donne fanno un mercato e quattro una fiera. Così recita il detto, in quanto si attribuisce tradizionalmente alle donne di essere, in genere, chiacchierone. Due giorni di silenzio.

I webinar (o come diavolo volete chiamarli, ormai ognuno usa l’etichetta che più lo aggrada). Tanti, interessanti come al solito. Lo sono sempre stati, specialmente quelli dedicati alle persone che si affacciano per la prima volta a questo settore. Sempre pieni, la gente stava in piedi.

Io non ho potuto fare il mio solito speech, nel quale do voce agli affiliati per raccontare la loro esperienza diretta, dai novizi agli affiliati seriali (come amo chiamarli io).

E la cena di chiusura. Un appuntamento annuale con tanti colleghi e amici. È sempre stata l’occasione per poterci vedere, siamo sparsi sul territorio italiano e non è facile far quadrare gli impegni.

Non siamo esseri in grado di prendere decisione usando due soli dei nostri 5 sensi. È una deprivazione sensoriale che limita la nostra stessa capacità di decidere. È un po’ come chiederti di identificare lo zucchero dal sale solo guardandone due mucchietti, e senza annusarlo.

Provateci, non è poi così semplice – e tutte le volte che avete sbagliato a mettere lo zucchero nel caffè ne è la prova.

Dal mio punto di vista, una Fiera non potrà mai essere completamente virtuale. È un convegno abituale di venditori e compratori. Il virtuale dovrebbe semplicemente “integrare” il panel di visitatori, datosi che non richiede l’investimento economico e di tempo di prendere un treno, fermarsi per la giornata o magari per due, per poi tornare a casa.

La versione digitale serve a riempire questo divario fisico, ma, almeno per me, non la potrà mai sostituire.

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