Partum cibum: il food delivery a Pompei

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«Per il prossimo numero, riesci a mandarmi qualcosa in merito al settore della ristorazione? Potresti parlare del fenomeno del momento del food delivery, che ne pensi?»

Spoiler. Chiedermi cosa penso è un’apocalisse annunciata. Se state leggendo l’articolo direi che anche questa volta l’abbiamo scampata. Stile asteroide che passa in sicurezza vicino alla terra, con mascherina e confezione galattica di Amuchina.

Torniamo a noi. Vorrei fare eco alla meravigliosa scoperta avvenuta a Pompei. Più correttamente, il proseguo di scavi già iniziati un paio di anni fa. Sto parlando del Termopolio della Regio V. Piccola lezioncina di topografia: la suddivisione di Pompei fu effettuata dall’archeologo Fiorelli che divise l’intera città in nove Regioni.

Nella Regio V troviamo la Casa delle Nozze d’Argento di proprietà di un certo Lucius Albucius Celsus, patrizio o almeno con tanti sesterzi. Abbiamo la dimora di un banchiere (Lucius Caecilius Iucundus) che aveva già capito che la provvigione sulle compravendite poteva tranquillamente arrivare al 4%. Poteva mancare un magistrato? Ecco la casa di Marcus Lucretius Fronto, Infine abbiamo la Casa dei Gladiatori, al tempo sede della corporazione poi sciolta dal Senato dopo la violenta rissa scoppiata tra Pompeiani e Nocerini. Si sa, le tifoserie avversarie sono sempre un crogiolo di vandalismi.

Ora, dopo aver dimostrato che basta aggiungere la desinenza –us o –um per parlare Latinum e avervi dato un contesto fisico in cui sono avvenuti gli scavi faccio la considerazione principe: ma pensavate davvero di aver inventato qualcosa di nuovo? Addirittura di aver creato un fenomeno del momento?

Si, lo so, lo hanno paragonato ad un Bar (nella versione italiana) e ad un Fast food o Street food nella versione ci piacciono gli inglesismi, ma credete davvero che un termopolio circondato da case di soggetti sesterziosi e a due passi dai Bagni (copiati dalle moderne spa) non facesse consegna di cibo a domicilio?

Poi, dai, 89 termopoli in 0,66km2 per una popolazione di circa 20.000 abitanti. Fa invidia alle migliori food court dei centri commerciali di oggi!

Gli scavi di Pompei li ho visti più volte. Da piccola, lamentandomi per i chilometri a scarpinare e divertendomi come al parco giochi, saltando sulle Strisce Pedonali e vedendo i cippi di marmo che delimitavano le aree pedonali da quelle carrettabili. Da universitaria, apprezzando il famoso Cave Canem con tanto di guinzaglio e collare rosso. Il trionfo dell’eleganza accostando un cane quasi completamente nero con il famoso rosso pompeiano. Ho anche visitato la casa dei Gladiatori guardando i graffiti. Gli addominali erano pregevoli. Probabilmente finti, ma decorativi. Da adulta, prendendo la Circumvesuviana e provando l’ebbrezza di un viaggio della speranza nell’India centrale.

E oggi.

Oggi però guardo con occhi diversi quello che emerge e osservo con maggior rispetto e intelligenza quello che vedo. Ovvero la storia che si ripete.

Prendo le Nereidi sedute su cavalli marini e vedo in esse non un tributo ma un Marchio. Questo perché in epoca antica, i Marchi di valore indicavano o l’autore dell’opera o le sue origini. Insomma, un vero e proprio D.o.P. moderno. (ah, per le Nereidi, stiamo parlando di epoca ellenistica e romana, quindi tra il 4° e 2° secolo a.C., visto che viene mostrata con un velo fluttuante ma praticamente nuda.)

Passiamo alle immagini degli animali. Sbaglio o oggi #instagrammiamo anche il tramezzino di plastica preso alle macchinette in stazione? E in tv non passano immagini di panini alti come l’Empire State Building che cozzano rovinosamente con la realtà?

E il cane? No, non quelli abbandonati dai turisti (purtroppo una realtà) ma quello seduto, sempre con il mitico guinzaglio. Personalmente lo vedo come una semplice comunicazione: i cani teneteli al guinzaglio e ringraziate che li facciamo entrare. E oggi un locale Pet Friendly viene visto come una cosa figherrima.

E i dolia (giare) incassati nel bancone in muratura? Molto diffusi nel mondo romano, dove era abitudine consumare il prandium (il pasto) fuori casa, e molto diffusi anche negli Autogrill o nelle mense aziendali. E nelle gelaterie.

Citando Primo Levi Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre!”

Quindi, cerchiamo di non trattare una storia che si ripete come una novità o un fenomeno. Il passato diventa storia nel momento in cui acquista una valenza didascalica e importantissima per la contemporaneità. Avere la storia come maestra potrebbe aiutarci a comprendere i fatti nella loro concreta forma, la loro genesi e le loro cause.

Ecco perché ricordare non deve essere un impegno superficiale, fermo all’apparenza; né un evento cristallizzato ad un solo giorno.

Perché Ricordare non serve, se non si capisce fino in fondo il ricordo.

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