La difficile arte di ballare con i Porcospini

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Freud ci insegna che anche gli atti che noi consideriamo involontari, casuali, hanno sempre un significato e celano un’intenzione.

Gli esempi sono infiniti.

C’è un tale che viene da voi per mostravi dei suoi progetti. Quando apre la cartella per prenderli, si accorge di averli dimenticati a casa. Aveva veramente voglia di mostrarveli o preferiva, inconsciamente, non farlo?

C’è una mia amica che, tutte le volte che riceve una certa conoscente, prepara il caffè e puntualmente combina qualche “guaio” (mette il sale al posto dello zucchero o rovescia la tazzina). Freud Direbbe che non ama le sue visite.

Un altro, proprio pochi giorni prima di sposarsi, scivola salendo in macchina e si rompe una gamba. È veramente convinto del matrimonio?

Insomma, osservando gli sbagli, le dimenticanze, le gaffes di una persona dobbiamo sempre domandarci quale intenzione inconscia hanno dietro.

Grandi e piccoli sabotaggi dietro gli sbagli in azienda.

A maggior ragione dovremmo porci questa stessa domanda nelle aziende. Una infinità di sbagli, documenti dimenticati o incompleti, affari andati a monte, errori grossolani non dipendono dal caso e nemmeno dalla mancanza di disposizioni precise.

Sono spesso il frutto di conflitti tra persone. Il tentativo di mettere in cattiva luce un collega, di ostacolarlo in qualche modo per rancori, gelosie, invidie, ripicche… insomma, da grandi e piccoli sabotaggi.

Di solito non si parla di queste cose nei libri di “organizzazione aziendale”. Non se ne parla nei corsi di Management dove l’efficienza di un’impresa sembra dipendere d raffinati calcoli economici.

L’impresa è fatta da esseri umani, con le loro ambizioni, le loro speranze, le loro paure, i loro interessi, i loro amori e i loro odi.

In quell’ufficio una delle due segretarie è nervosa, irritabile e fa continuamente errori. Il capo la rimprovera (ovviamente) e pensa di promuovere la collega. Ma nessuno dice che quello stesso Capo fa la corte all’altra e non perde occasione per valorizzarla.

E perché quel vecchio dirigente non critica il progetto sballato presentato dal nuovo assunto? Perché sa che è protetto da un direttore più in alto. Così preferisce lasciarli fare un errore grossolano in modo che non costituisca un pericolo per la sua carriera.

In quell’altra azienda il computer del Direttore Generale ha sempre dei problemi. Non funziona mai la connessione. I programmi si chiudano bruscamente, per non parlare delle video call. La sfortuna? Il caso? Niente affatto. È il direttore amministrativo, che mira al posto di Direttore Generale che cerca di sabotargli il lavoro. E questo grazie al responsabile IT che gli deve dei favori.

Spesso nelle aziende, grandi o piccole che siano, ci sono coalizioni di persone, in lotte tra loro per la scalata al potere. E questo può arrivare a sabotare operazioni intere pur di mettere “li altri” fuori gioco.

Sono queste le principali cause degli errori, delle inefficienze nelle relazioni aziendali.

Ed anche delle sofferenze.

Perché chi ci va di mezzo è sempre la povera gente, i bravi funzionari, non importa a che livello, che cercano di fare il proprio lavoro.

Per questo è così importante che chi guida (chiamatelo capo o direttore non importa) sia pulito, onesto, e sappia capire a fondo gli esseri umani.

L’arte del buon comando è prima di tutto l’arte di conoscere gli esseri umani; capire i propri clienti, intuire le mosse di chi ti circonda, apprezzare i collaboratori che valgono e diffidare di chi mente.

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